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Thu, 10/08/2020 - 12:20

Quando gli ho chiesto qual è il personaggio a cui si sente più affezionato, lui mi ha risposto deciso: “Il fauno Puck in The Dream”.
Ho pensato che per Thomas Giugovaz, ex allievo di ArteffettoDanza con una carriera prestigiosa da raccontare e da proseguire, fosse proprio una risposta azzeccata. Lui è sempre stato così: giocoso, sorridente e con gli occhi vivi e sognanti.
E quel sogno di far diventare la danza la propria vita, Thomas l’ha realizzato grazie al suo talento, ad una passione sconfinata ma anche a tanto studio, dedizione e ricerca costante del miglioramento.

Approdato ad Arteffetto all’età di 6 anni, ha avuto per la danza una sorta di innamoramento fin dalla prima lezione, un approccio curioso ed attento che non ha mai abbandonato e che, anzi, ha innaffiato di giorno in giorno. E di strada Thomas ne ha percorsa tanta.

Dopo essersi formato artisticamente alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano, un bel giorno viene informato da papà che il Washington Ballet stava facendo audizioni. Senza pensarci due volte, in un weekend percorre la tratta Milano-New York City e viceversa con la speranza di avere una chance. C’erano circa 300 aspiranti per pochissimi posti disponibili, ma Thomas riesce ad ottenere un contratto da apprendista. Questo è solo l’inizio delle sue esperienze internazionali.

Nel 2016, infatti, entra a far parte di The Sarasota Ballet, come Corpo di Ballo e a maggio del 2018 viene promosso Coryphèe. Il 2019 è l’anno di un altro grande cambiamento: entra a far parte dell’Hong Kong Ballet fino a gennaio 2020 quando si vede costretto ad abbandonare la Cina a causa della pandemia; ma non si perde d’animo e da maggio di quest'anno è diventato demisolista all’Opera in Balet di Ljubljana. Un po’ per volere del destino, un po’ per la sua grande determinazione Thomas riesce così a realizzare, anche in un tempo complicato come quello che stiamo vivendo, un altro sogno nel sogno: proseguire la sua carriera in un grande teatro europeo.

Tra le parole di Thomas risuona forte soprattutto l’importanza che lui attribuisce alla lezione. “Chi si occupa di danza, anche a livello amatoriale – sottolinea – ha una grande fortuna: poter continuare a coltivare e mantenere un corpo sano e in movimento e poter dedicare qualche ora esclusivamente a se stessi”.

 

  • Thomas, che cos’è per te la Danza in una parola?
    Impegno.

 

  • Quando ti sei innamorato dell’arte coreutica e in che momento hai capito che sarebbe diventata il tuo lavoro?
    Immediatamente. Ho iniziato danza ad Arteffetto con la mia maestra Silvia Califano in prima elementare. Grazie al supporto dei miei genitori sono riuscito a portare avanti questo sogno e ad arrivare dove sono. Dalla prima lezione ho capito che volevo far coincidere lo studio e la pratica della danza con il mio lavoro e con la mia vita, per me era naturale pensarlo perchè a lezione mi sentivo davvero bene e ballare era ciò che volevo fare più di ogni altra cosa. In realtà ovviamente avevo un’idea un po’ sognante di questo mondo che poi si è scontrata anche con aspetti molto duri nella realtà lavorativa, ma il desiderio e la concretezza nel volerlo portare avanti sono rimasti gli stessi.

 

  • Ci racconti com’è stata la tua prima volta sul palcoscenico da professionista?
    Parliamo del 2015, mi ero appena diplomato alla Scala, ed ero arrivato da poco al Washington Ballet. Abbiamo messo in scena “Carmen” e a me hanno affidato la parte del Toreador Escamillo. Era il mio primo ruolo da professionista ed ero stranito perchè è un personaggio caratterialmente diverso dalla mia indole: è molto estroverso, sicuro di sè, famoso, importante... In realtà però questa esperienza mi è servita moltissimo ad immedesimarmi in qualcun’altro, a tirare fuori sfumature anche espressive che magari nemmeno sapevo di avere, per cui alla fine è andata molto bene e ho un ricordo bellissimo.

 

  • A che cosa stai lavorando in questo periodo e come si svolge la tua giornata tipo?
    Sono arrivato all’Opera in Balet di Ljubljana lo scorso maggio quando ho preso parte allo spettacolo “Five tangos”. Ora stiamo preparando “Corsaire”, con la coreografia di Josè Martinez, e interpreto il ruolo di Landakedem. Mi sento bene in questo ruolo perchè l’ho già interpretato un po’ di anni fa; lo spettacolo è già andato in scena a settembre e ora, salvo imprevisti legati al periodo, avrà altre 5 repliche ad ottobre. In generale qui a Ljubljiana mi trovo benissimo, prima ero all’Hong Hong Ballet, ma purtroppo con lo scoppio dell’emergenza Coronavirus, non mi sono sentito di restare a vivere in Cina.
    Generalmente inizio le mie giornate alle 7.15, arrivo al lavoro alle 9.00, ci scaldiamo, poi abbiamo lezione alle 10.00 fino alle 11.15, seguita da una prima parte di prove fino alle 14.00. Segue una lunga pausa per poi riprendere la seconda tranche di prove dalle 18.00 alle 20.00. Dalle 14.00 alle 18.00 però ci sono le prove dei solisti per cui capita spesso che si resti là ininterrottamente con una pausa molto breve. Direi comunque che sono ritmi e orari in linea con la vita del ballerino. Alle 23.30 di solito vado a dormire. La giornata quindi è dedicata alla danza nella sua totalità, dal lunedì al venerdì e il sabato solo per i solisti, ma è proprio ciò che ho sempre voluto.

 

  • A cosa hai dovuto rinunciare per inseguire il tuo sogno?
    Non mi sento di aver rinunciato a nulla. Ho lasciato la famiglia a 11 anni, ma la rinuncia è stata più loro che mia. I miei genitori hanno rinunciato a vedermi crescere per aiutarmi ad inseguire il mio sogno. A parte questo aspetto ho anche ricevuto molto per cui sono contento delle mie scelte perchè ho sempre fatto ciò che desideravo davvero.

 

  • Ci racconti qualche aneddoto divertente della tua vita sul palcoscenico?
    Ero in Florida, di lì a poco dovevamo mettere in scena “Lo Schiaccianoci” ma avevo fatto uno spettacolo pesante poche settimane prima, così il Direttore mi ha detto che potevo prendermi due settimane di stacco. Ovviamente continuavo a fare lezione per mantenermi in forma... Ad una settimana dello spettacolo però il coreografo ha detto: “Voglio Thomas per la parte del Principe”.... è stata durissima, ero in panico, ho dovuto imparare tutto in tempi strettissimi, credevo di non farcela. Pensa che ho imparato il passo a due della scena della neve il giorno della Prima... e si è visto...
    C’è un momento in cui la protagonista femminile Clara e il Principe devono correre fino a metà del palco e poi andare insieme in uno dei lati. Ecco, siamo arrivati al centro e poi io sono andato nella direzione opposta rispetto a lei... c’è bastato uno sguardo per capire il dispiacere per l’errore ma anche per sapere come recuperare. Ci siamo reincontrati al centro e abbiamo proseguito da quel punto. Usciti dalle quinte ridevamo come pazzi, tutti, coreografo compreso...

 

  • A che cosa pensi mentre danzi?
    Penso ad eseguire tutto nella maniera più corretta possibile, ricerco la pulizia costante. Prendo tutto come se fosse la lezione, al 150% di impegno, eseguendo al meglio sempre, poi ovviamente penso anche all’espressività, ma prima di tutto ci tengo a fare le cose da manuale. A lezione poi non ne parliamo, sono ancora più attento, critico... perchè so che lì devo tirar fuori ciò che mi serve sul palco e perchè è l’unica ora di allenamento vero e proprio: gran parte delle ore giornaliere di un ballerino sono dedicate alle prove degli spettacoli per cui nel breve tempo dedicato alla lezione devi mantenere tutta la forma fisica.

 

  • Il tuo lavoro è prettamente artistico, ti senti un privilegiato per questo o hai paura per il futuro?
    Mi sento privilegiato perchè mi sento realizzato e faccio il lavoro che voglio fare, ti dà ispirazione e felicità e poi una cosa bella del nostro lavoro, al di là del significato artistico in sè, è che si fonda sul movimento e su uno stile di vita sano. Credo siano cose molto importanti per tutti. Questo è un lavoro di èlite, che ti dà anche l’opportunità di mantenerti sano nel tempo. Paura non ne ho, perchè uno fa sempre tutto il possibile per conseguire ciò che vuole, poi ovviamente c’è anche una parte di destino. Diciamo che l’incertezza forte di questo periodo da un lato ti sprona a fare ancora di più, devi essere pronto a tutto perchè non sai mai quello che ti capita.

 

  • Tra tutti i ruoli che ti sei trovato ad interpretare, qual è quello che più ti rappresenta?
    In “Sogno di una notte di mezza estate” di Shakespeare prodotto dal Sarasota Ballet io facevo Puck, il fauno. È un personaggio molto vivace, leggero, scherzoso. Si tratta di pezzi con molti salti, giri... parti tecniche che mi stanno abbastanza bene. È stato molto divertente come ruolo e come storia.

 

  • Che consiglio daresti agli aspiranti ballerini di domani?
    Serve tanto impegno, tanta costanza, bisogna crederci sempre, non smettere di cercare di raggiungere i propri obiettivi... Serve molta serietà, convinzione, altrimenti non si riesce a portare avanti questa strada.

 

  • Il periodo attuale non è ancora stabile in termini sanitari, di possibili ricadute economico-sociali... che speranze hai per il futuro e quali sono i tuoi progetti nei prossimi mesi?
    Spero che questa emergenza finisca il prima possibile, anche se il vaccino è lontano e non sempre le persone si comportano in maniera coscienziosa. In Slovenia le regole che sono in atto sono differenti dall’Italia, sono un po’ più morbide, quindi chiaro che un po’ di timori ci sono. All’ultimo minuto vengono cancellati molti spettacoli un po’ ovunque, per cui la paura più grande è questa: aver lavorato giorni, mesi per un progetto che poi non si può portare a termine e, allo stesso tempo, è più difficile pensare a qualsiasi orizzonte progettuale di medio/lungo termine. La mia speranza è che possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo, cioè ad allenarci, provare e a portare in scena gli spettacoli.  

 

  • Hai qualche consiglio da dare agli allievi di ArteffettoDanza?
    È la scuola dove ho iniziato, da dove sono partito, sono tutti molto uniti, affiatati, l’atmosfera di una scuola privata in una città come Trieste è di felicità, diversa da quella che respiro in teatro che è comunque il mio lavoro: lì sai che c’è il direttore a guardarti, che da quegli spettacoli dipenderanno i ruoli che farai più avanti... Ad Arteffetto si balla prima di tutto per il piacere di farlo ed è un valore grande... Consiglio di divertirsi, ma di ricercare sempre la disciplina, è un arte in cui muovi il corpo, senti musica e ritmo, utilizzi tutto te stesso e hai modo di mantenerti al meglio nel tempo.

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