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Mar, 04/07/2020 - 11:47

Classe 2000, Elisa Stebel comincia a studiare danza fin da piccola e a 13 anni approda ad ArteffettoDanza, trovando l’ambiente giusto per porre delle basi professionali alla sua passione.  A 16 anni si avvicina alla danza contemporanea e ne viene totalmente rapita, tanto che decide che sarà quello l’ambito in cui specializzarsi.

Nel 2019 la prima grande soddisfazione, l’ammissione alla Copenhagen Contemporary Dance School, dove sta tuttora approfondendo le basi classiche e lo studio di varie tecniche contemporanee.  

“La danza è anche una questione di coraggio, bisogna essere sicuri di ciò che si vuole, volerlo veramente, serve una grande volontà di spirito e avere la determinazione per andare fino in fondo” racconta Elisa. E questa volontà lei sembra proprio averla, tanto che “Ho fatto un’audizione per la Trinity Laban di Londra – ci svela in anteprima – se tutto va bene, dall’anno prossimo proseguirò là i miei studi. Sono molto felice perchè sarebbe un percorso ancora più adatto alla mia personalità artistica”.

 

 

  • Elisa, che cos’è per te la Danza in una parola?
    Espressione.
     
  • Quando ti sei innamorata dell’arte coreutica e in che momento hai capito che vorresti diventasse il tuo lavoro?
    A 11 anni, quasi per caso leggendo un libro “Scuola di Danza” di Aurora Marsotto; mi ha affascinato la vita dei protagonisti. Quando sono arrivata ad Arteffetto ho avuto modo di studiare in modo più serio e dopo il liceo ero certa che volevo almeno provarci per non avere rimpianti.
     
  • Come si svolge la tua giornata tipo?

    Di solito studiamo dal lunedì al venerdì, dalle 8.30 alle 15.30, alternando lezioni di classico, contemporaneo, yoga, pilates, gyrokinesis, improvvisazione. L’aspetto che caratterizza la scuola è che noi abbiamo moltissimi insegnanti che ruotano tra loro, ballerini del Royal Danish Ballet o compagnie da tutto il mondo. Ogni insegnante ovviamente elabora la propria tecnica nel modo personale per cui è molto stimolante e puoi capire veramente qual è la tua strada. In alcuni momenti sono rimasta anche confusa, ma fare ricerca è fondamentale. Da quando c’è l’emergenza Coronavirus, stiamo seguendo le lezioni online, con un lavoro di workout mirato al danzatore contemporaneo, ovviamente tutto ripensato per spazi ristretti, quindi sono esercizi piuttosto statici. Di classico facciamo lezioni con vari danzatori veramente da tutto il mondo e ovviamente, a livello personale, seguo varie dirette sui social di molti ballerini tra cui Paul James Rooney o Arina Trostyanets kaya per classico o il canale Popsugar Fitness per workout mirati.
     

  • A cosa hai dovuto rinunciare per inseguire il tuo sogno?
    A stare lontano dagli affetti.
     
  • Ci racconti qualche aneddoto divertente della tua vita sul palcoscenico?
    Stavamo facendo un lavoro di gruppo durante uno spettacolo a novembre a Copenhagen e dovevamo sollevare una ragazza, ma un pezzo della sua gonna è rimasto sotto i piedi di qualcuno, quindi lei ha ballato tutto lo spettacolo in abiti molto succinti... noi ce ne siamo accorti ma siamo andati avanti tranquillamente come se niente fosse, lei ha imprecato a denti stretti ma poi ha proseguito col sorriso e a fine spettacolo abbiamo riso come matti.
     
  • A che cosa pensi mentre danzi?
    A niente, mi diverto e basta, eseguo la coreografia, ormai il corpo l’ha assimilata e penso a godermi il momento. Il ballerino secondo me lavora veramente tantissimo e i momenti di gioia e di benessere sono davvero pochi e brevi e sono proprio durante le performance.
     
  • Se, per qualche motivo, non dovessi fare la ballerina, che lavoro ti piacerebbe fare?
    La psicologa o la psichiatra.
     
  • Quando pensi al tuo futuro, sei più attratta dall’idea di fare un lavoro artistico o più spaventata per l’incertezza di questo mondo?

    In questo momento specifico ho paura perchè il ballerino guadagna nel momento in cui si esibisce o eventualmente insegna, quindi in questo frangente non può avere introiti. Ma il fatto di lavorare nel mondo dell’arte mi attrare molto e credo che l’incertezza possa in qualche modo passare in secondo piano.
     

  • Tra tutti i ruoli che ti sei trovata ad interpretare, qual è quello che più ti rappresenta?
    Quando abbiamo messo in scena con Arteffetto in occasione dello spettacolo “Polvere  e Sogni” nel 2017 una coreografia di danza contemporaneo con Marta Melucci su musica di Jun Mihake ispirata ad alcune celebri coreografie di Pina Baush. Mi sono sentita “ a casa”, mentre ballavo sentivo che stavo esprimendo veramente me stessa.
     
  • Che opinione hai dei talent show?
    Possono dare grande visibilità che è un aspetto comunque importante, ma sono un po’ una farsa rispetto al lavoro vero dell’artista, la tv deve caricare le immagini che propone, ma la vita vera è diversa.
     
  • Che consiglio daresti agli aspiranti ballerini di domani?
    Di perseverare, c’è tanta gente che vuole provare questa strada e soltanto chi davvero desidera arrivare, chi è coraggioso fino in fondo ce la fa. E poi di non pensare che chi ti critica fortemente o non ti apprezza abbia la verità in tasca, quella sarà la sua verità, ma non una verità universale.
     
  • Che progetti hai per il futuro?
    Raggiungere l’obiettivo della laurea in ambito coreutico. Finirò quest’anno in qualche modo alla Copenhagen Contemporary Dance School e poi, salvo imprevisti, vorrei proseguire la mia carriera professionale alla Trinity Laban School di Londra; finalmente mi hanno ammesso anche là e sarebbe un percorso più adatto a me. Nel futuro vorrei provare a fare audizioni per varie compagnie di danza contemporanea in Europa. Forse in un futuro ancora più lontano non mi dispiacerebbe anche insegnare danza.
     
  • Infine, come si può sfruttare questo periodo di chiusure forzate in positivo?
    Curare se stessi sia fisicamente che mentalmente, lavorare su di sè anche lontani da telefoni, pc e social. Per quanto riguarda la danza è un momento un po’ buio ma anche ricchissimo di opportunità fino a ieri impensabili: ballerini da tutto il mondo si stanno proponendo gratuitamente sui social, è quasi meglio di un periodo “normale”, si possono davvero ampliare le prospettive, selezionare ciò che interessa e rimanere in esercizio, almeno in parte.

    Laura Sartori

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