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Gio, 04/30/2020 - 08:41

Ha scoperto il mondo delle danze latino americane a 13 anni e non l’ha più lasciato, dapprima prendendo parte a diverse competizioni sul territorio regionale e nazionale e poi impegnandosi per trasmettere tutte le nozioni apprese attraverso l’insegnamento.
Andrea Orsini, che è anche un animatore specializzato in feste per bambini, nel 2018 è entrato nel team ArteffettoDanza dove, insieme alla compagna Martina, insegna balli latino-americani, Salsa Cubana, Kizomba e Bachata.
Nella carriera di Andrea non manca l’esperienza di palcoscenico: nel 2014 ha fatto parte del corpo di ballo de “La traviata” presso il teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste ed ha preso parte al “Don Giovanni” messo in scena dal Piccolo Opera Festival FVG.
Ad Arteffetto, oltre ad insegnare le sue discipline, ha avuto l’opportunità di approfondire lo studio anche di altre tecniche di danza (classica e moderna) consapevole che non si deve mai smettere di ampliare i propri orizzonti.

“Ciò che fa la differenza in un ballerino, al di là della base tecnica – dice Andrea - è la sua unicità, la sua riconoscibilità. Ad un certo punto bisognerebbe innovare e mostrare qualcosa che non si era mai visto prima. Guardare gli altri, approcciare nuove tecniche, capire dove può spingersi il corpo, e poi reinventare il proprio stile e il proprio modo di ballare”.

 

  • Che cosa ti ha spinto a diventare insegnante?
    Io mi sento molto bene quando ballo, è un momento essenziale della mia giornata e credo che poter dare agli altri questa stessa opportunità sia davvero il massimo, per cui ho cominciato ad insegnare con l’idea di trasmettere le cose che so e soprattutto le sensazioni che provo ad un pubblico più ampio possibile.

 

  • Che ricordo hai delle tue prime lezioni da allievo?
    Io venivo dal nuoto, che mi piaceva molto perchè mi impegnava a livello mentale e fisico, ma mi mancava qualcosa. Quando ero ragazzino mia mamma seguiva “Ballando con le stelle” in tv, che ha avuto il merito di mostrare il mondo dei latino-americani al grande pubblico. Mio fratello seguiva già un piccolo corso di ballo e mia mamma mi ha chiesto, quasi per caso, se volevo provare anche io. Ero prevenuto, non conoscevo bene questo mondo e la danza in generale, avevo visto solo qualche spettacolo in città, ma già dalla prima lezione ne sono stato conquistato. Alla fine ho decisamente scelto e preferito la danza rispetto ad altre attività per il lato artistico che la contraddistingue, per la possibilità di dar vita all’espressione di sè in una forma più accessibile agli altri.

 

  • Com’è stata invece la tua prima lezione da maestro?
    Le mie prime lezioni sono state con un corso di bambini e mi sentivo meno in ansia rispetto ad affrontare degli adulti. È andata bene, ho visto che riuscivo a farmi capire da loro e poi mi sono reso conto che nel spiegare e nel mostrare i passi davo informazioni ai miei allievi da un lato, ma dall’altro ricostruivo le fondamenta su me stesso, era un modo per me per continuare a crescere e a formarmi.
     
  • Ci racconti qualche aneddoto divertente o particolare della tua carriera da agonista?
    Ad un campionato italiano durante la semifinale mi è caduto dalla schiena il numero della gara già al primo ballo. Questo è un problema perchè i giudici, non potendo vedere il tuo numero, non ti possono votare. Ero inizialmente in pensiero ma poi il cartellino è stato raccolto dal ballerino Raimondo Todaro che faceva parte della giuria. È stato gentilissimo perchè l’ha tenuto sollevato per tutto il resto del ballo. È stato veramente un onore per me, non sono passato alla finale ma poi ho scoperto che, tra i voti favorevoli per andare oltre con la competizione, c’era anche il suo; al di là dell’esito della gara per me è stata una vittoria.

 

  • A che cosa stai lavorando in questo periodo e come si svolge la tua giornata tipo?
    Dopo una settimana di spaesamento totale per ciò che stiamo vivendo, ho deciso di allenarmi in casa, sia con la mia partner Martina, che attraverso sessioni di allenamento singole di ginnastica per mantenermi in forma. Gli spazi che abbiamo sono ridotti, quindi ripeto routine di base, ma almeno non sono totalmente fermo. Da un po’ di tempo inoltre ho cominciato anche un corso online per i frequentatori dei miei corsi, con una lezione di un’ora per due volte a settimana. In futuro, se non si potrà tornare presto a scuola, potrei pensare di allargare il corso anche a persone nuove. Oltre a questo ovviamente ho più tempo per me stesso, finalmente leggo e mi rilasso un po’.

 

  • Qual è la cosa che ti manca di più del tuo lavoro in questo periodo di chiusura forzata?
    Durante queste lezioni online, per farmi comprendere meglio devo chiedere agli allievi di disabilitare i loro microfoni perchè i rumori di sottofondo possono disturbare l’audio, quindi viene meno il colloquio, lo scambio di battute tipiche della vita reale, manca il senso di gruppo.

 

  • Anche i maestri possono imparare qualcosa daI propri allievi, ti è mai capitato?
    Al di là del fatto che anche io continuo ad imparare come ballerino insieme a loro, cerco sempre di conoscerli meglio, di capire in cosa sono bravi per avvicinarmi a loro anche in contesti esterni alla lezione di danza, perchè credo che così possiamo essere tutti utili l’un con l’altro. Ad esempio ho fatto una lezione personale di kickboxing con un mio allievo che insegna questa disciplina, ho ricevuto playlist da ascoltare da un altro allievo conoscendo così un nuovo genere musicale e un’altro allievo ancora mi dà spesso consigli sul digital marketing. Ognuno di loro poi mi ha fatto e mi fa sempre crescere anche a livello sociale. Io durante le lezioni creo un clima famigliare e poi andiamo anche a ballare fuori insieme con alcuni allievi, per cui un aspetto che manca molto in questa fase è proprio la rete sociale che stavamo creando insieme.

 

  • Che consiglio daresti a chi vuole tentare la carriera agonistica?
    Consiglierei di fare lezioni con diversi maestri per poi scegliere quello che ispira la maggiore fiducia perchè in questa disciplina è importante adottare un metodo di lavoro mirato. Lo stesso vale per la/il partner: bisogna trovare quello/quella giusta e cercare di mantenere un rapporto duraturo. Fare stage di latino-americani ovviamente è molto utile, per aprire gli occhi su altri mondi e sentire nuovi pareri, sempre però mantenendo chiaro il percorso personale. Consiglio inoltre di non scoraggiarsi quando qualcosa non riesce, bisogna perseverare; niente è fisicamente impossibile, quindi a fare la differenza sono l’impegno, la costanza, la determinazione. Infine è utilissimo guardare gli altri, partecipare anche ad allenamenti collettivi con ballerini molto bravi, guardare video ma soprattuttto vederli dal vivo, assorbire da loro le cose che più piacciono per poi rendere il proprio ballo più personale possibile.

 

  • La danza, e più in generale il mondo della cultura e delle associazioni sportive e culturali, sta attraversando un periodo particolarmente complesso. Qual è la tua visione e quali sono le tue speranze per il prossimo futuro?
    Voglio essere ottimista e voglio pensare che questa emergenza si risolverà il prima possibile. Non riesco ad immaginarmi dei tempi precisi in realtà perchè le informazioni che abbiamo e i possibili sviluppi futuri sono molteplici. Ma so che la mia disciplina e la danza in generale è una cosa di cui l’uomo ha avuto bisogno fin dai tempi delle caverne, e quindi non si potrà farne a meno neanche in futuro.

 

  • Qual è la prima cosa alla quale vorresti dedicarti quando torneremo a scuola?
    Spero che riparta ciò che ho lasciato in sospeso, spero di non perdere quanto di bello abbiamo già costruito e di dedicarmi di più anche al lato agonistico. Finora ho prediletto le serate e l’ambito sociale, più avanti mi piacerebbe trovare delle coppie per intraprendere un percorso più strutturato anche per le competizioni.

 

  • Qual è il consiglio che ti senti di dare agli allievi di ArteffettoDanza in questa fase di lontananza dalla scuola?
    Consiglio a tutti di trovare uno spazietto di casa da dedicare alla danza, di non smettere mai di ballare, di non dimenticare la sensazione che si prova quando si balla. E, perchè no, anche di condividere queste sensazioni con i mezzi che ci offre la tecnologia con il resto del mondo per far vedere che, nonostante tutto, c’è la volontà di non mollare e, anzi, di trovare nuove forme espressive.

Laura Sartori

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