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Mar, 09/15/2020 - 18:54

Trieste, Milano, Londra, Roma e poi di nuovo Trieste. Maurizio Rapotec, che ad ArteffettoDanza insegna Pilates Matwork, ha respirato l’atmosfera di varie città, collezionando esperienze formative e lavorative in ambiti diversi con una curiosità sempre spiccata per il movimento e per il benessere fisico. Così al mondo del teatro e agli studi universitari in Sociologia, Maurizio ha affiancato la specializzazione in Bodybuilding, diventando insegnante di sala e poi personal trainer. Ed è stato proprio durante la formazione come personal trainer che ha conosciuto il Pilates. La connessione mente-corpo su cui si basa questa disciplina l’ha subito conquistato.

Maurizio, che è anche insegnante certificato di Mindfulness ed esperto di Yoga per lo sport, è convinto che il Pilates sia una disciplina adatta davvero a tutti, una sorta di meditazione in movimento che fa acquistare consapevolezza, controllo e fluidità, ogni volta in modo nuovo e personale.
“Secondo me una lezione di pilates - dice Maurizio - è come un film che però va riscritto ogni volta. La sceneggiatura non è già stabilita, gli allievi sono sempre e comunque la più grande fonte di ispirazione e ciò che avviene a lezione trova un imput iniziale dall’insegnante ma, per avere senso compiuto, deve essere tradotto e interpretato da ciascun partecipante”.
Per venire incontro alle più diverse esigenze, Arteffetto, grazie alle lezioni di Maurizio e del nuovo istruttore Jack Widdowson, offrirà la possibilità di praticare Pilates quotidianamente ad ora di pranzo o nel tardo pomeriggio.

 

  • Maurizio, che cosa ti ha spinto a diventare insegnante?
    La mia storia comincia a Milano, città dove stavo frequentando la Scuola di arte drammatica Paolo Grassi, ma dove, grazie ad un incontro con la campionessa di aerobica Lisa Marino, ho cominciato ad approfondire le mie conoscenze nel mondo del fitness. Dopo Milano ho trascorso un periodo a Londra nel 1999 e lì ho capito quanto potesse essere importante la figura del personal trainer. Ho proseguito quindi con tutta una serie di corsi dedicati più specificamente al Pilates Matwork sia all’estero che in Italia. Ho trascorso poi ben 16 anni a Roma allenando ministri, magistrati e molte personalità del mondo dello spettacolo. Dal 2013 sono tornato a Trieste per motivi famigliari, senza abbandonare mai la curiosità verso l’insegnamento, ma anche verso la formazione personale costante con stage, conventions e lezioni a cui periodicamente prendo parte.
     
  • Che ricordo hai delle tue prime lezioni da allievo?
    La prima cosa che mi ha colpito del Pilates, rispetto ad altre discipline fisiche che avevo conosciuto in anni precedenti, è che si pratica senza musica. In realtà inizialmente ero un po’ spaventato da questo aspetto perchè temevo di annoiarmi. Invece sono rimasto immediatamente rapito dalla sensazione di controllo incredibile e di grande consapevolezza del corpo a cui ti porta questa disciplina. Il Pilates ti costringe in qualche modo a connetterti a 360 gradi con te stesso, è quasi una forma di meditazione in movimento. Quindi, pur essendo già un personal trainer da vari anni, quando mi avvicinai al Pilates, compresi fino in fondo l’importanza del metodo, della disciplina, della grande possibilità di rimanere in intima connessione con se stessi, di unire mente e corpo.
     
  • Come sono state invece le tua prime lezioni da maestro?
    Oggi sono in grado di offrire lezioni più dettagliate e ricche perchè continuo a formarmi anche online, ormai ci sono davvero molte risorse. All’inizio della mia carriera da insegnante pensavo che ci fosse un unico modo per entare nel movimento; con il passare degli anni mi sono accorto che ce ne sono molti invece. Devi dare agli allievi l’opportunità di scegliere ciò che sentono più adatto al loro corpo. Il più grande merito di un insegnante è quello di saper offrire consapevolezza unita alla libertà.
     
  • Anche i maestri possono imparare qualcosa dai propri allievi, sei d’accordo?
    Certo, in tutte le discipline si impara qualcosa. Innanzitutto vedi un fisico che è unico e irripetebile, per cui qualsiasi persona ti offre sicuramente la possibilità di imparare osservando come ciascuno si approccia al movimento. E poi, cercando di offrire ad ogni lezione quel quid in più che va oltre la semplice spiegazione dell’esercizio, cercando di adattarmi a loro e di far arrivare meglio possibile questa disciplina, mi evolvo anche io.
  • Che progetti hai per il futuro e che consiglio ti senti di dare agli allievi di ArteffettoDanza?
    Dico sempre a tutti di darsi una possibilità per chi ancora non ha provato questa disciplina. Da oggi a Natale l’obiettivo primario è quello di tornare a muoversi tutti insieme. Ci sarà bisogno di riprendere piano piano a riconnettersi col proprio corpo dopo questo periodo particolare. Da gennaio mi piacerebbe volare un po’ più in alto, fare lezioni più avanzate, creare sinergie con altri insegnanti, magari con dei workshop ad hoc con ospiti esterni. Mi pare comunque che il lockdown possa aver seminato anche qualche buona intenzione ed abitudine. Ho proseguito infatti le lezioni online con i miei allievi di Arteffetto. Qualcuno si è impegnato a fare lezioni 2 o 3 volte alla settimana rispetto alla singola lezione che faceva di solito. Abbiamo notato dei cambiamenti eccezionali. Alcune mie allieve si sentivano davvero diverse e migliorate. Spero che questa bella abitudine non vada persa, l’impegno e la costanza portano sempre buoni frutti, sia a livello corporeo che mentale. Credo che Arteffetto sia davvero un bell’ambiente dove farli seminare questi frutti perchè gli spazi ampi e la professionalità dei collaboratori fanno sì che possiamo offrire lezioni di grande qualità.

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