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Dom, 11/22/2020 - 15:36

Un bagaglio coreutico poliedrico, una passione vigorosa per la musica jazz e un cane di nome Plié. Questi sono solo alcuni degli aspetti che accomunano Silvia e Renato, la scoppiettante coppia, nella vita e nel ballo, che ad ArteffettoDanza insegna lindy hop.

“Se la danza è una tua vera passione, è qualcosa da cui non ti puoi staccare, in qualsiasi momento della vita” – racconta Silvia.

E per loro la danza è stata galeotta, li ha fatti conoscere, studiare ed evolvere insieme. Il primo amore di entrambi è stato per la danza classica – “madre di tutte le tecniche” – unita al contemporaneo, alla break dance (nel caso di Renato) e, successivamente, al modern-jazz e alla tecnica Nia (nel caso di Silvia).

Ma, ad un certo punto della loro carriera, una netta sensazione ha colto entrambi: il desiderio di far evolvere il proprio modo di ballare singolarmente e insieme, di approfondire nuovi tipi di musica e di associare alla danza un lato più social e di scambio... tutte caratteristiche che Silvia e Renato hanno trovato proprio nello swing... e da quel giorno non l’hanno più abbandonato.

 

  • Silvia, mi presenti Renato?
    Lui è nato con la danza nel sangue, è proprio evidente. Ed è nato per insegnare, ha molta pazienza, prova su se stesso ciò che vuole far fare agli altri, trasmette con entusiasmo e passione. Il lindy hop è il tassello evolutivo che mancava nella sua vita personale e professionale.
     
  • Renato, mi presenti Silvia?
    Di lei posso dire tutto il bene possibile, perchè ha cominciato da piccola a studiare danza, ma secondo me ha da sempre un senso innato verso la ricerca della perfezione. Io magari do il via a molte cose, ma poi è lei che approfondisce, per cui devo dire che ci completiamo. Se vuoi far sorridere qualcuno, prenditi Silvia; lei sa tirare fuori la parte oscura di te e la sa trasformare in qualcosa di positivo, sa aiutarti a stare meglio, è una grande dote.
     
  • Che cosa vi ha spinto a diventare insegnanti?
    Renato: non avrei  mai pensato di insegnare perchè credevo non fosse nella mia natura trasmettere, ma vedevo mia sorella che faceva molta danza classica e da lì è cominciata la mia passione. Andavo a lezioni di danza di vario tipo, e ad un certo punto ho avuto l’opportunità di fare una lezione di break dance a bambini piccoli, da quel giorno non ho mai smesso di insegnare.

    Silvia: a me è sempre piaciuto questo mondo, volevo fare la ballerina da bambina, ero innamorata della mia maestra così paziente e premurosa, inoltre ho una buona memoria, quindi la maestra mi dava più spazio. È stato un amore a prima vista direi.
     

  • Che ricordo avete delle vostre prime lezioni da allievi?
    Renato: ho cominciato a 21 anni, con lezioni di danza classica, contemporanea e poi sono passato al modern-jazz, attirato anche dall’aspetto musicale. Sentivo però che mi mancava ancora qualcosa. Quando ho conosciuto Silvia ho sentito parlare della diffusione del genere swing in altre città e quattro anni fa abbiamo finalmente scoperto l’esistenza di un corso di lindy hop in una scuola di Udine dove abbiamo cominciato come allievi, quindi siamo approdati ad Arteffetto Danza , dove grazie agli insegnamenti di Federica Marchesich abbiamo proseguito lo studio del lindy hop. È stata davvero un’evoluzione naturale del nostro modo di studiare e di insegnare danza. E, tra il primo e secondo lockdown, abbiamo approffittato anche per acquisire la certificazione come maestri di ballo lindy hop e swing.

    Silvia: io sono partita dalla danza classica con tecnica Vaganova, contemporaneo e modern-jazz. Mancava qualcosa anche a me e mi sono orientata verso lo swing per il tipo di ballo che è liberatorio, di coppia e divertente, è mettersi in sintonia in modo simpatico, non in maniera più “obbligata” come accade in altre discipline. Ricorda il Dopoguerra e i nostri genitori. Mia nonna andava a ballare di nascosto perchè suo padre non voleva. Ovviamente tutto il percorso di danza precedente è fondamentale perchè gli automatismi dalle altre tecniche sono utili per insegnare.
     

  • Com’è stata invece la vostra prima lezione da maestri?
    Renato: In questa prima lezione di break dance ero terrorizzato, non ho figli e avevo paura di non essere adatto. Poi ho pensato: “faccio ciò che ha fatto la mia insegnante con me, ma cercando di utilizzare un linguaggio più semplice, immedesimandomi in persone più piccole d’età”. Ha funzionato, si sono divertiti e hanno risposto bene. Nelle lezioni che faccio oggi ovviamente mi sento molto più tecnico e sicuro, penso di aver capito cosa vuole ricevere la persona a cui cerco di insegnare.

    Silvia: mi avevano affidato una classe di modern-jazz di bambini. Li ho guardati un po’ impaurita, ma poi ho pensato: “Se a me piaceva così tanto da piccola, devo riuscire a far loro piacere la danza allo stesso modo”. Allora, come oggi, è bello vedere lo stupore negli occhi e la felicità di chi sta imparando, c’è quella luce particolare che solo la danza può darti, a qualsiasi età per altro. Anzi le lezioni con gli adulti per certi versi sono ancora più sfidanti perchè l’adulto ha molti quesiti, i corpi e le menti rispondono in maniera diversa, ma se poi restano, vuol dire che li hai conquistati davvero.  
     

  • A che cosa state lavorando in questo periodo e come si svolge la vostra giornata tipo?
    Renato: Io sono un operaio e lavoro a Ronchi dei Legionari dalle 8.00 alle 17.00 in una fabbrica che fa condizionatori, mi occupo della parte produttiva di articoli che poi vengono spediti in tutta Europa. Poi passo del tempo con mia mamma che ha bisogno di cure e poi io e Silvia ci alleniamo quasi ogni sera nello studio di Silvia.

    Silvia: Io sono una nutrizionista e quando ho comprato lo studio ho deciso di prenderlo più grande proprio per avere uno spazio adattabile anche alla danza. Comincio alle 9.00 e finisco anche alle 7 di sera a volte, ma abbiamo la fortuna di avere una sala specchiata di 5 metri per 6, attrezzate con le casse. Ora studiamo online per continuare a formarci e mandiamo ai nostri allievi di ArteffettoDanza  il filmato di quello che vogliamo preparino. Loro sono bravissimi, stanno rispondendo con  grande dedizione e entusiasmo, ci rimandano il video con la loro performance e noi diamo consigli su come eventuamente migliorare. Lo scopo è non dimenticare ciò che abbiamo appreso e rimanere in forma in maniera divertente, in attesa di poter tornare ad allenarci anche dal vivo.
     

  • Qual è la cosa che più vi manca di più del vostro lavoro in questo periodo di chiusura forzata?
    Renato:  mi mancano le serate e ritrovare gli amici nuovi che abbiamo conosciuto, lo swing è un ballo social in cui scambi il partner, aspetto che non avevo mai potuto apprezzare in altre tecniche di danza.

    Silvia: manca il contatto, lo scambio di comunicazione tra una persona e l’altra, è bello ballare con il proprio leader, ma è bello farlo anche con altri, si impara molto. Dobbiamo sempre ricordare che si tratta di un ballo nato nel secondo Dopoguerra per ridare gioia e voglia di vivere alle persone.
     

  • Qual è il consiglio che ti senti di dare agli allievi di ArteffettoDanza in questa fase di lontananza dalla scuola?
    Renato: gli allievi che abbiamo a Trieste sono già carichi, consiglio di continuare a far pratica tra di loro, ma ci stanno dando molta sicurezza per il futuro. Per chi non ha mai ballato swing e vorrebbe provare dico che non bisogna avere esitazioni. Fa bene al corpo ma anche e soprattutto alla mente. Mia sorella è psicoterapeuta e sta notando un aumento dei casi di depressione legati sia all’ambito lavorativo che sociale. Bene, credo che lo swing sia un antidepressivo naturale, provare un corso di danza, di qualsiasi genere, è un buon investimento in questo momento.

    Silvia: sono d’accordo con Renato, gli allievi di Trieste sono fortissimi, devono continuare così, all’insegna del divertimento più possibile. Io dico sempre: “Devi vedere il tuo leader come se fosse la prima volta che lo incontri, con curiosità, interesse e gioco”. Per chi è incuriosito da questa disciplina, invito ad approfondire anche con qualche video per guardare come si ballava nel Dopoguerra, capire come questo può ricaricarti positivamente. In sintesi, la musica e la danza rigenerano sempre e comunque. La danza è una forma di amore per se stessi. Se si fa in coppia o con altre persone, è amore anche verso gli altri. Direi che, ora più che mai, ne abbiamo tutti un gran bisogno.
     

  • La danza, e più in generale il mondo della cultura e delle associazioni sportive, sta attraversando un periodo particolarmente complesso. Qual è la vostra visione e quali sono le tue speranze per il prossimo futuro?
    Renato: è una cosa difficile da prevedere, sarà molto dura per la danza in generale e per la danza di coppia lo sarà ancora di più. Sicuramente però, non appena questa pandemia finirà e ritorneremo ad una vita normale, vedremo un’esplosione di felicità ancora più di prima.

    Silvia: la ripresa sarà graduale, nelle prime feste affronteremo diffidenza nel ballare col partner, ma già essere socialmente presenti sarà una prima gioia, e poi, appena avremo qualche rassicurazione in più dal punto di vista medico, sarà davvero una festa grande perchè la danza e lo swing in particolare sono il simbolo della voglia di stare insieme.

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