Ultima modifica: 
Mar, 12/22/2020 - 16:08

Dopo 6 mesi di lavoro interrotto, di telefonate e ricerca di contatti difficoltosi, di risposte brevi o fiume, è il momento di conoscere meglio l'autrice di tutto ciò: Laura Sartori! Laura, come scoprirete nel corso dell'intervista è una presenza storica, una colonna portante di ArteffettoDanza, avendo ricoperto ruoli diversi: allieva, segretaria e ora anche giornalista! Ma più di questo, è una donna generosa, disponibile, impeccabile nei comportamenti come nel presentarsi, inappuntabile a qualsiasi ora del giorno e della notte! Veneta ma trapiantata a Trieste da vent'anni, con l'eccezione di una parentesi londinese, è l'allieva e la presenza che tutti noi direttori o insegnanti auspichiamo nei nostri ranghi! buona lettura...

 

Il tuo percorso in Arteffetto è stato variegato: sei, e continui ad essere, un'allieva ma sei stata anche una segretaria e, recentemente, una giornalista!
Cosa ti lega a noi?

Tanti anni di danza, mia passione da sempre... di insegnamenti ricevuti da persone competenti e attente, di saggi e spettacoli dove abbiamo avuto modo di vedere il frutto di quanto appreso in sala e di capire meglio la vita di chi lavora nel mondo dello spettacolo, sul palco e dietro le quinte... il desiderio di raccontare e di essere parte integrante di una realtà viva e creativa, soprattutto in un momento come questo, in cui di bellezza, arte, espressione di se, c’è sicuramente bisogno.

 

Come sei arrivata ad Arteffetto la prima volta? E qual è stata la tua prima impressione?

Ho studiato danza fin da piccola nel mio paese natale in provincia di Verona, avevo interrotto solo qualche anno per motivi di studio ma mi mancava moltissimo. Una volta approdata a Trieste per l’Università, non vedevo l’ora di riprendere. Ho frequentato un’altra scuola il mio primo anno ma non ero del tutto soddisfatta. Alla fine, dopo un tour delle alternative presenti, ho scelto Arteffetto e ne sono stata conquistata subito. Ho conosciuto Corrado, mio insegnante di classico e modern e Silvia, mia prima insegnante all’interno della scuola. Ad entrambi devo molto per tutto ciò che ho imparato, ma anche per lo scambio umano che c’è stato da subito. L’impressione iniziale è stata quella di un posto dove qualsiasi cosa si facesse, dalla lezione allo stage, dalla partecipazione ad una piccola rassegna alla messa in scena di uno spettacolo più importante, venisse presa molto seriamente. Ho pensato che fosse davvero una bella opportunità di crescita.

 

Come mai sei rimasta? E qual è la tua impressione adesso, a distanza di questi tre lustri?

Perché non rimanere se una cosa ti piace? Tra l’altro credo che la danza sia, più ancora di altre, una disciplina dove non si smette mai di imparare e di crescere per chi ha la volontà di farlo. C’è sempre modo di approfondire qualche aspetto nuovo, di approcciare coreografie diverse, di immedesimarsi in qualcuno o qualcosa di inaspettato, di sperimentare nuovi stili o tecniche. E in questo senso mi sembra che Arteffetto stia continuando ad offrire una varietà stimolante. Ad esempio negli anni personalmente ho studiato spesso anche danza contemporanea con lezioni o stage periodici proposti dalla scuola, pilates o sbarra a terra anche all’interno delle lezioni di danza classica, repertorio classico o del musical, con insegnanti della scuola o esterni.

 

Custodisci ricordi di “fatti&misfatti” di ArteffettoDanza: ce ne racconti qualcuno?

Si potrebbe scrivere un libro... ma le prime cose che mi vengono in mente sono alcune scene imbarazzanti che mi riguardano con dei costumi di scena. Nel saggio ispirato ad “Alice nel paese delle meraviglie”, tra le varie cose interpretavo la sorella di Alice. Verso la fine dello spettacolo avevo un cambio costume rapido per ritornare nelle vesti della “sorella”. Mi ricordo che avevo le mani sudate e non ho fatto in tempo a riallacciare i tacchi. Mi sono appoggiata all’altalena sulla quale dovevo sedermi cercando di tenere le scarpe ai piedi ed esibendo ovviamente il migliore dei sorrisi per non far vedere nulla...

Qualche anno dopo nel saggio “Casanova e la sua Venezia” con il corso di classico abbiamo ballato “Le donne di Casanova”. Io vestivo i panni di una serva con un costume abbastanza composito, la gonna era larga, mi cadeva sempre, quindi ho chiesto alla sarta di stringerla un pochino... Deve aver fatto un lavoro fin troppo curato perché in scena non riuscivo più a toglierla... qualche secondo di panico e poi l’adrenalina mi ha fatto tirar fuori la forza di strappare tutto, giusto in tempo per la luce sul palco e la ripresa della musica...

Scene tragicomiche davvero ma “The show must go on” come dice la nota canzone che tra l’altro abbiamo anche ballato in un’altra coreografia qualche anno fa!

 

Hai voglia di raccontare ai nostri lettori di cosa ti occupi? Ci racconti una tua giornata tipo e il peso che ha la danza nel tuo quotidiano?

Lavoro in un istituto di ricerche che realizza ricerche di mercato e sondaggi di opinione. Io seguo la parte di comunicazione, ufficio stampa e grafica. Mi alzo abbastanza presto tra le 6 e le 7, faccio colazione, sistemo un po’ casa e, soprattutto da quando abbiamo sperimentato il lockdown, se ho tempo, faccio qualche esercizio di stretching o tonificazione per risvegliare il corpo. Comincio a lavorare verso le 8.30 di solito fino alle 18.00. E poi viene il momento che, salvo imprevisti inderogabili, non può mancare: la lezione di danza. Direi che la danza ha un ruolo molto importante perché, il fatto di sapere che ho scelto di dedicare quel momento a me stessa, mi aiuta ad organizzare meglio la giornata, mi fa riprendere contatto col corpo e mi fa trovare nuovi spunti creativi anche nella mia quotidianità, ad esempio quando studiamo nuove coreografie. Ho sempre creduto che le passioni personali e la commistione di ambiti e competenze portino ricchezza e continuo a pensarla così.

E credo che se qualcosa ti appassiona devi cercare di “difenderla”, cosa che ho fatto sempre anche quando ho vissuto in Inghilterra ad esempio, esperienza che ho utilizzato per continuare a studiare con insegnanti internazionali e dove ho avuto l’opportunità di collaborare per un periodo con l’Ufficio Stampa della Royal Opera House.

 

Come è stato intervistare ex allievi e istruttori? Problematiche e gioie?

Solo gioie, la maggior parte di loro sono conoscenti e amici, persone con cui ho studiato e magari diviso un pezzetto di palco o di sala, quindi mi ha fatto piacere sentirli e condividere le loro storie anche con chi li conosce meno. Certo magari le call col Brasile e con l’Australia hanno richiesto adattamenti sugli orari, ma fatti con piacere.

 

Siamo ancora nel bel mezzo dell'emergenza sanitaria per contrastare il diffondersi del Covid-19 e si parla spesso di come bisognerà riorganizzare e ripensare le attività nel futuro: hai qualche suggerimento da proporci?

  1. Resistere, combattendo... che per me significa da un lato essere consapevoli che prima o poi potremo tornare in sala e magari anche su un palco e sarà una festa grande; dall’altro però cercare di vincere le resistenze sull’online rendendosi conto che c’è sempre uno spazio d’azione anche nelle situazioni più complicate. In questo caso possiamo usare le lezioni a distanza per mantenerci in forma il più possibile e non dover ripartire totalmente da zero quando potremo rivederci live.
  2. Sfruttare il momento “no” a nostro favore: il web si interpone tra i corpi con lo schermo e non possiamo godere di una vera sala danza, questo è innegabile. Ma in fondo può anche accorciare le distanze. Un’idea carina potrebbe essere quella di sfruttare le professionalità e il talento di ex allievi e/o insegnanti amici di Arteffetto sparsi per il mondo e chiedere loro di dedicarci qualche ora per una lezione online. Proprio attraverso queste interviste infatti ho scoperto che molti di loro hanno già sfruttato il web per dare lezioni, credo che sarebbe una bella opportunità anche per gli allievi della nostra scuola e darebbe modo di fare un’esperienza che forse, in condizioni “normali”, risulterebbe più complessa e costosa.

 

Cosa ti piace dell'ArteffettoDanza di oggi e cosa rimpiangi di quella di qualche anno fa?

Mi piace quello che mi è sempre piaciuto e cioè la precisione con cui vengono trasmesse e rispiegate le nozioni e il tentativo di valorizzare le peculiarità di ciascun allievo. A causa anche del momento storico che stiamo vivendo, mi manca qualche occasione in più di confronto e scambio con l’esterno che ho avuto modo di sperimentare soprattutto i primi anni che studiavo ad Arteffetto. Ho conosciuto molti ballerini che facevano parte del Teatro Verdi e che magari venivano a fare qualche lezione in sostituzione ai miei maestri. Da ognuno ho imparato qualcosa o comunque ho tratto qualche ispirazione-

 

Dopo tanti anni tra di noi, perché consiglieresti noi a qualche amica/o o come convinceresti qualche indecisa/o?
La maggior parte degli insegnanti di Arteffetto ha un background formativo e performativo professionale. Inoltre si tratta di uno staff composito che approccia la lezione, la creazione e l’assimilazione di una coreografia, e l’insegnamento in sè e per sè con alcuni punti fermi in comune, ma anche con personalità e stili molto diversi. Sono tutti valori aggiunti per chi vuole cominciare o continuare a studiare danza in modo serio ma anche divertente e creativo.

 

Quale desiderio vorresti realizzare se avessi la bacchetta magica della Fata dei Lillà?

Sarà banale, ma direi far sì che possiamo tornare presto tutti in sala a studiare, a confrontarci dal vivo, a preparare la prossima sfida coreografica, a raccontare un’altra pagina di danza insieme. Cosa c’è di più magico di questo...

Corrado

Aggiungi un commento

CAPTCHA
Questa domanda è un test per verificare che tu sia un visitatore umano e per impedire inserimenti di spam automatici.